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TEXTS ABOUT (Dicono di lei)

 

UNO

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Sei mostre, undici artisti coinvolti, decine di opere esposte, centinaia di visitatori e due cataloghi pubblicati, questi i numeri dello SpazioELLE che festeggia, in questi giorni, il suo primo anno di attività, e lo fa con due nuove mostre, una presso la propria sede, a Castel Gandolfo, in Via del Mare 138, e l’altra nel Complesso dell’Ex Cartiera Latina - Sala Nagasawa in Via Appia Antica 42, Roma.

Nella prima mostra, intitolata “UNO” (dal 1 al 30 giugno), in esposizione ci saranno alcuni degli artisti più rappresentativi della Galleria: Laura Giovanna Bevione, Domenico Cornacchione, Aldisio D’Elia, e Toni Rotunno. Per la prima volta, inoltre, saranno presentati allo SpazioELLE i lavori dello scultore Vito Gara.

La seconda mostra, invece, intitolata “REGINA VIARUM – dal centro alla periferia” (dal 9 all’11 giugno), è una mostra collettiva di scultura, pittura e fotografia curata da Domenico Cornacchione e patrocinata dall’Ente Parco Regionale dell’Appia Antica.

In mostra i lavori di Federica Bartoli, Laura Giovanna Bevione, Domenico Cornacchione, Simona De Caro, Aldisio D’Elia, Andrea D’Elia, Vito Gara, Stefano Maria Girardi, Toni Rotunno e Mara van Wees.

L’esposizione è il resoconto finale di una lunga camminata seguendo l’Appia Antica che gli artisti hanno compiuto partendo da Porta San Sebastiano fino ad arrivare alla Galleria SpazioELLE situata subito fuori Roma. Un tragitto di quasi 25 km che gli artisti hanno percorso interamente a piedi.

L’Appia Antica, in questa mostra, viene presenta come un’importante arteria di “comunicazione culturale” che parte dal centro di Roma e arriva nelle più lontane periferie, portando con sé storia e arte contemporanea.

 

Domenico Cornacchione 2017

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Regina Viarum

Dal centro alla periferia

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“REGINA VIARUM – dal centro alla periferia” è una mostra collettiva di scultura, pittura e fotografia curata da Domenico Cornacchione, organizzata dalla Galleria d’Arte Contemporanea SpazioELLE – Centro di Ricerca e Sperimentazione Artistica e patrocinata dall’Ente Parco Regionale dell’Appia Antica.

In mostra i lavori di Federica Bartoli, Laura Giovanna Bevione, Domenico Cornacchione, Simona De Caro, Aldisio D’Elia, Andrea D’Elia, Vito Gara, Stefano Maria Girardi, Toni Rotunno e Mara van Wees.

L’esposizione è il resoconto finale di una lunga camminata seguendo l’Appia Antica che gli artisti hanno compiuto partendo da Porta San Sebastiano fino ad arrivare alla Galleria SpazioELLE situata subito fuori Roma. Un tragitto di quasi 25 km che gli artisti hanno percorso interamente a piedi.

L’Appia Antica, in questa mostra, viene presenta come un’importante arteria di “comunicazione culturale” che parte dal centro di Roma e arriva nelle più lontane periferie, portando con sé storia e arte contemporanea. 

 

Domenico Cornacchione 2017

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Connesioni Variabili

La fotografia in presa diretta

 

Via del Mare è la strada principale di Pavona, quartiere periferico appartenente a tre diversi comuni: Roma, Castel Gandolfo e Albano Laziale. In Via del Mare 136, poi, c’è lo SpazioELLE, un centro di ricerca di arte contemporanea profondamente radicato nel territorio nonostante la sua giovane età. Per SpazioELLE ogni attività culturale deve caratterizzarsi come un’iniziativa che tenda a mettere in rete diverse realtà già esistenti sul territorio, e questa nuova mostra fotografica di Laura Giovanna Bevione non fa eccezione.

Pavona è più simile a un piccolo paese che a una periferia, e Via del Mare è più una linea di confine che una vera strada. Percorrendola ci si può trovare a Castel Gandolfo, se si cammina su un lato della carreggiata, o ad Albano laziale se ci si trova sul marciapiede di fronte. Basta attraversare la strada per cambiare comune, ma se si chiede a una qualsiasi persona che s’incontra dove ci troviamo, la sua risposta sarà sempre e comunque “Pavona”. C’è una forte identità in questa zona, un profondo legame con il territorio, e SpazioELLE lo sa. Per questo Laura Giovanna Bevione, direttrice dello SpazioELLE, si è posta il problema di come inserire un’attività nuova e insolita in un posto con una propria struttura ben consolidata. Così, percorrendo Via del Mare e alcune strade limitrofe, Laura, in compagnia della sua inseparabile macchina fotografica, ha rivolto la sua attenzione ai commercianti della zona, anima e corpo di questo piccolo ma pieno di vita, quartiere di periferia. Li ha fotografati all'interno della loro attività commerciale o sulla soglia dei loro negozi, con l’obiettivo di rendere omaggio al lavoro costante e quotidiano di tanta gente che silenziosamente e ininterrottamente mantiene in vita, tra mille difficoltà, botteghe e piccoli esercizi commerciali a gestione familiare soffocati dalla grande distribuzione.

Connessioni variabili è una mostra fotografica dedicata a loro, è l’anello di congiunzione tra due mondi, è il risultato di un forte impegno sul territorio che lo SpazioELLE ha come costante e obiettivo. Le foto di Laura Giovanna Bevione, i suoi ritratti, ci catapultano in una grande famiglia, quella dei negozianti di Pavona, uniti tra loro da una ragnatela invisibile fatta di relazioni personali e professionali che li lega indissolubilmente l’uno all’altro. La sopravvivenza di queste attività commerciali è legata tra loro, dipendono, in qualche modo, le une dalle altre.

Per porre l’accento alla fragilità di questo mondo e per evidenziare le connessioni che ci sono tra un’attività commerciale e l’altra, Bevione, ci propone le sue foto montate su due enormi castelli di carta, in cui ogni tessera contribuisce a sorreggere le altre. Alcune, però, le troviamo già a terra, segno inconfutabile che, purtroppo, qualcosa sta cambiando.

Da un punto di vista stilistico, Bevione, ha scelto di realizzare degli scatti puliti, semplici e leggeri, pur usando la fotografia digitale, ha limitato notevolmente il lavoro di post-produzione; siamo quindi di fronte ad una “fotografia in presa diretta”. L’intenzione dell’artista è di portarci sul posto, non è più lei che guarda dentro l’obiettivo, la macchina fotografica scompare e al suo posto ci siamo noi. Ci ritroviamo di fronte a queste persone che ci guardano e ci sorridono con familiarità. La naturalezza e il minimalismo degli scatti di Laura, ci fanno sembrare le persone fotografate come dei vecchi amici, in alcune di esse ci pare addirittura di riconoscerci, perché è solo un caso se non ci siamo noi in quelle immagini. L’artista ci ricorda che siamo tutti, in un modo o nell’altro, connessi a chi ci sta intorno. Le nostre azioni non sono solo nostre, ma, nel bene e nel male, sono di tutti. I nostri drammi, le nostre gioie, i nostri successi e gli insuccessi, non appartengono solo ed esclusivamente a noi, ma influenzano chi ci circonda. È un mondo in movimento quello in cui ci guida Bevione, un mondo volubile e in continua trasformazione, instabile e appeso a un filo, una tenue speranza che ci porta ad aggrapparci al prossimo e a consolidare quella rete di connessioni che ci tiene uniti, connessioni variabili, certo, ma esistenti e, forse, unica possibilità di un futuro per alcune zone periferiche delle nostre città.

Domenico Cornacchione 2016

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Centri Periferici

Laura Giovanna Bevione, artista profondamente radicata nel territorio, ha concentrato la sua attenzione su Pavona, frazione divisa in tre diversi comuni: Castel Gandolfo, Albano Laziale e Roma, cogliendone gli aspetti più legati a una cultura contadina sopravvissuta tra i condomini che continuano a sorgere in maniera disordinata, scoprendo tra di essi dei piccoli e importantissimi orti urbani, ormai rarità da tutelare e proteggere come vere e proprie opere d’arte. Nelle sue foto, la periferia ci appare come un punto d’incontro tra diverse culture e modi di vivere, una cerniera tra passato e presente. Ricucire la periferia con il centro delle città deve essere la sfida del futuro.

 

Domenico Cornacchione 2016

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TEMPO e RACCONTO

Bevione, Cornacchione e Rotunno in dialogo a Nemi: Bosco, Lago, Vulcano


“Tempo e racconto” indaga sui meccanismi messi in campo dal linguaggio e dalle immagini nella costruzione della memoria e della percezione. La memoria è del Tempo, e nel tempo essa contiene un enigma: la presenza durevole di ciò che non è più attraverso l’immagine e la parola di chi ricorda. Questa riflessione dei tre giovani artisti Laura Giovanna Bevione, Domenico Cornacchione e Antonio Rotunno è inserita nel superbo contesto del luogo che la ospita, la Nemi amata da Lord Byron, potentemente segnata ab antiquo da elementi sacri (tempio di Diana Artemide, mito del Rex nemorense),  incastonati in un contesto naturale di straordinaria bellezza ( bosco –lago - vulcano).

Come risucchiata dal lago vicino,  e convogliata nel pozzo al centro della sala, l’acqua compone il paesaggio simbolico nell’opera di Laura Giovanna Bevione
Esistono nelle profondità della nostra mente -il pozzo- ricordi vaghi e imprecisi, quasi dimenticati, ma comunque presenti. La volontà e lo sforzo di riportarli a galla permettono ai ricordi di rivivere, anche se difficilmente in questa seconda vita essi tornano intatti, irrimediabilmente corrotti dal racconto che ci imponiamo per legarne in una narrazione il senso. Costringendo la nostra mente a ricordare, spesso aggiungiamo in maniera inconscia dei dettagli ai nostri ricordi, dei particolari di fatti ed eventi mai verificatisi,  che ci aiutano a ricomporre un ricordo frantumato - inutilizzabile in tale forma- in un racconto sensato. Nei video di Bevione, proiettati all’interno del pozzo, l’artista mette alle strette degli anziani, “costringendoli” a ricordare avvenimenti e persone lontane nel tempo. Le sue domande vogliono indagare il passato di quelle persone, rievocando eventi ormai quasi rimossi dagli intervistati che, davanti alle telecamere, si sforzano per ricostruire gli eventi. Quanto c’è di vero, e quanto di verosimile in quei racconti? Impossibile saperlo.

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Marco Nocca 2016
 
 
 

I Rebus di Giovanna Bevione​

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Laura Bevione realizza sculture oggettuali composte da un insieme di oggetti, lettere e immagini, la cui relazione di senso tra essi, determina la soluzione, cioè spiegazione, del contenuto messo in scena: i rebusLe cassettine che contengono gli oggetti, normalmente in plexiglass,  sono lo spazio/ambiente nel quale queste presenze significanti ( significanti in un senso riconducibile alla riconoscibilità, perciò non astratte, ma figurate all’interno dei dispositivi del senso comune) sono disposte secondo un ordine prestabilito dall’autore, ordine che è la chiave di lettura apparente dell’opera. Si può parlare di lettura apparente perché all’autrice non interessa il contenuto letterario dell’opera, in pratica la soluzione dell’enigma, caratteristica questa propria del rebus, bensì è interessata all’aspetto artistico e soprattutto alla ricerca della tipologia particolare degli elementi funzionali a costruire l’indizio, senza che questo sia troppo esplicito, quindi facilmente risolvibile.E’ una ricerca che si muove su piani ambivalenti, razionali e poetici, letterali e inconsci, sbilanciati comunque entrambi sul versante della relazione ludica, ma intelligente, con lo spettatore, caratteristica questa che rimanda al gioco dadaista e surrealista.Bevione realizza anche rebus/installativi di grandi dimensioni, come quello presentata di recente all’Auditorium Parco della Musica di Roma. In questo caso ha utilizzato lo spazio delimitato di un’aiuola del Parco pensile per inserirvi un rebus, un omaggio a Renzo Piano. L’aspetto interessante è che mentre nelle scatole di plexiglass gli oggetti di piccole dimensioni vengono cercati, trovati e disposti cosi come sono, in questo caso, vengono letteralmente costruiti, come è avvenuto con un pianoforte e un pezzo di tetto utilizzati in questo rebus, spostando l’attenzione della rappresentazione da quella grafica della settimana enigmistica o della piccola wunderkammer piena di oggetti, a quella della materializzazione macro di un sogno surrealista sotto la Sala Petrassi.

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Ciriaco Campus 2012

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Nel mondo dei media si parla con sempre maggior forza di comunicazione bidirezionale; si tratta di uno scenario relativamente nuovo dove l'utente finisce di non-essere, o se vogliamo di essere il soggetto passivo della Società dello Spettacolo, a favore di un'esistenza interattiva mediata dall'urgenza della tecnologia. D'altra parte, anche avvalendosi della sola trasmissione sensoriale e senza un filo di elettricità, arte e creatività hanno tradizionalmente un ruolo d'eccellenza nel dialogo che stimola la mente al corretto funzionamento ovvero ad attivare i neuroni più pigri; il lavoro di Laura, nel suo essere genuino come lei è, ci ha divertito e appassionato nell'affrontare enigmi che accendono l'intuizione e la logica conducendo alla conoscenza attraverso l'esperienza della scoperta.E per dirla come Bruno Munari "se ascolto dimentico, se guardo imparo, se faccio capisco".

 

Michele Salvaneschi per lasituazione

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"Laura Giovanna Bevione (1969 ) nel suo Autoritratto propone un’opera che alterna su due facciate, attraverso il giro di una manovella offerta allo spettatore, un’immagine di mamma (composta in un plasticismo di magna mater mediterranea) a quella di un trattore giocattolo (chiara allusione alla sua determinazione e al suo ruolo professionale)." 

 

Marco Nocca 2013

da: Gruppo 12: un Autoritratto collettivo, molto molto personale

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Laura Giovanna Bevione

L'opera in mostra è un vero e proprio rebus visivo che per essere letto richiede una particolare attenzione da parte dello spettatore. Una sorta di gioco che stimola la riflessione e chiede di superare la diffusa superficialità verso l'arte contemporanea.

 

Cecilia Casorati 2012 

da: I ragazzi terribili

 

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Aèdo Vanitas

Laura Giovanna Bevione diplomata presso il Liceo Artstico nel 1986, si interessa all'arte fin da subito, tanto da renderla il suo centro vitale, che riprenderà in modo più approfondito solo dopo la maternità.

Per la sua arte e il suo lavoro ha giocato un ruolo determinante lo spostarsi da Torino a Roma, in quanto ha caratterizzato il suo Arche-tipo Artistico.

Il suo lavoro si basa sulla discriminazione del linguaggio, dove un'in-flessione dialettica diversa può causare un blocco linguistico e quin-di una barriera comunicativa. Di fatto tale discriminazione viaggia an-che attraverso i nuovi sistemi tecnologici, poiché l'assenza di inter-net, o apps nei telefoni android etc., determina una mancanza di dia-logo e dunque difficoltà nel reperimento dell'informazione.

Es.(Ciò che una città associa a qualcosa di dolce con il nome torta, in un'altra città potrebbe essere identificato con la parola focaccia).

In particolar modo l'opera esposta intitolata: Aèdo Vanitas, tratta dal testo di Ovidio le Metamorfosi, narra in latino un racconto che è in-comprensibile senza la conoscenza dell'idioma. Tale elaborato viene identificato da Laura come il ponte tra il mondo antico e quello con-temporaneo. Sta di fatto, però, che nell'indisponibilità del corretto strumento di lettura si verifica il blocco comunicativo, che equivale alla ricerca Estetica di Laura. Pertanto la visione di quest'arte è a livelli.

 

Irene Provenziani e Veronica Chiavelli - 2014

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